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Sono un fan della sharing economy, felice fruitore sia di bike sharing che di car sharing. Inutile dire che quindi la tendenza di applicare la sharing economy anche all’arte, mi entusiasma.

Mandiamo in soffitta il concetto di possesso e affidiamoci all’affitto temporaneo di oggetti e opere d’arte, per usufruire di una bellezza o di un’emozione che in molti casi, primo dei quali la disponibilità economica, non ci si potrebbe permettere. La tendenza innovativa e democratica di godere di un’opera senza il bisogno di acquistarla, ci proietta in un mondo in cui provare l’ebbrezza di gustare un quadro come se ne fossimo i proprietari, diventa un obiettivo alla portata di tutti.

Diventa interessante, secondo me, non solo per noi stessi, ma anche per la conseguente valorizzazione di ogni tipo di spazio che ne deriverebbe.

Quante volte ci è capitato di entrare in un bellissimo albergo e vedere, ben posizionate, delle opere completamente inadeguate, con l’unica finalità di soddisfare le esigenze estetiche ma soprattutto di budget di chi ha commissionato l’arredatore. Oppure, pensate che bello godere di un’opera magari solo per un mese in una casa di vacanza, dove generalmente ci rifugiamo per oziare, staccare la spina, rigenerarci (e l’arte può essere una grande fonte di energia) e ricevere amici, assaporando il piacere di una bella scultura o di un bel quadro, senza avere investito cifre importanti. Un grande privilegio, se lo si considera parte del budget a beneficio di una gratificazione per tutti i sensi.

L’economia della condivisione e soprattutto di questo nuovo modo di fruire l’arte, sono alla base del benessere di circondarsi di opportunità senza i limiti del possesso. La bellezza deve essere alla portata di chi la sa apprezzare, ma soprattutto lo deve essere il messaggio dell’artista che l’ha realizzata. Coinvolto personalmente, posso dire che il piacere di veder passare di casa in casa qualche mia opera , soprattutto se nelle mani di chi può capirla e apprezzarla, sarebbe grande. Noleggio a breve o a lungo termine quindi, per fare, come il famoso detto, di necessità virtù.

Nella foto “Ponte d’Incontro” una mia opera che credo possa rappresentare bene il post di oggi. Arte come punto d’incontro.